Emilia Romagna: micotossine sotto controllo, il finto problema delle importazioni

“In Emilia Romagna il problema delle micotossine nei cereali, nelle farine, nel latte e negli altri alimenti importati come la frutta secca è sotto controllo”. E’ quanto emerge dalla relazione presentata a metà giugno 2012 da Giorgio Fedrizzi responsabile del reparto chimico degli alimenti di Bologna dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna.

Le positività riscontrate nel biennio 2010/11 sono molto contenute e sono state sempre inferiori all’1%. Ma i dati non devono trarre in inganno perché il problema delle contaminazioni da micotossine è strettamente collegato all’andamento climatico. Altri fattori come le modalità di raccolta, il livello di maturazione, le condizioni di stoccaggio e quelle lavorazione svolgono un ruolo importante ma secondario rispetto al primo. Anche il luogo comune di puntare il dito contro le importazioni di grano e altri cereali importati da Paesi come l’Ucraina, l’Est-europeo, il Canada, gli Stati Uniti … per eccesso di muffe e micotossine non risponde a verità. Le condizioni climatiche durante la formazione in campo dei chicchi di grano e di altre coltivazioni, giocano un ruolo decisivo sulla quantità di contaminanti presenti nel prodotto finale e questo aspetto varia di anno in anno da regione a regione.Il resoconto dell’Emilia Romagna relativo al 2010 indica un totale di 896 matrici campionate, che diventano 990 nel 2011. Nel gruppo dei campioni si spazia dal caffè alla farina, dalla frutta secca ai baby food e alla pasticceria da forno. Più della metà dei campioni sono arrivati dai SIAN della regione Emilia R e poco più del 10% dai Nas. Nello stesso anno sono stati effettuati oltre 1400 campioni di latte, in questo caso prelevati dai servizi veterinari delle USL. Complessivamente le positività riscontrate sono state 16 nel 2010 e hanno riguardato soprattutto: latte, arachidi, pistacchi, fichi secchi, spezie e un campione di farina di castagne prodotta in Italia. Chiaramente le arachidi, i pistacchi, i fichi secchi e le spezie sono d’importazione.Nel 2011 le positività sono state 25, e nel gruppo spiccano due campioni di farina di frumento e una di pane prodotti a livello nazionale. “La percentuale – precisa Fedrizzi - è estremamente bassa ma non bisogna abbassare la guardia, perché le condizioni climatiche cambiano e il riscaldamento del globo non aiuta certo le coltivazioni nazionali.”Nella relazione della Regione c’è un ultimo dato da rilevare. Il 10% dei campioni di stoviglie, padelle, pentole e coperchi quasi tutti importati dalla Cina) inviati in laboratorio per valutare la migrazione di materiale da contatto (risultano fuori norma. Forse conviene affrontare con più attenzione questo problema insieme a quello delle micotossine.

Data di pubblicazione: 
01/01/2012
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