Insetti come alimento?
Nell’ultimo periodo la parola “sostenibilità” è sulla bocca di tutti.
Il significato di questa parola, in un contesto relativo al prossimo futuro si potrebbe riassumere in: “far fronte alla sempre crescente richiesta di risorse, quali cibo, acqua, ed energia, in un pianeta sempre più impoverito”. Se da un lato lo sfruttamento delle risorse riduce direttamente la loro disponibilità, dall’altro le sue conseguenze, quali l’inquinamento e i cambiamenti climatici, riducono la capacità della Terra di rigenerare le risorse naturali come in un circolo vizioso.
Date le previsioni della FAO, che attestano un aumento della popolazione mondiale tale da raggiungere i 10 miliardi di persone nel 2050, non ci si può permettere di perdere nessuna opportunità. Nello specifico, esiste un’opportunità rappresentata dagli insetti: per quanto difficile possa essere generalizzare il valore nutrizionale degli insetti (strettamente collegato alla specie, allo stadio di sviluppo e al substrato di crescita), molte specie rispondono bene alle esigenze nutrizionali umane e degli animali allevati.
Dal punto di vista del profilo amminoacidico molte specie di insetti rispondono alle indicazioni della World Health Organization per gli amminoacidi essenziali, specialmente per l’elevato contenuto di fenilalanina, tirosina e per talune specie anche di triptofano, lisina e treonina.
Gli insetti rappresentano non solo un’opportunità dal punto di vista nutrizionale ma anche ambientale. Essi sono infatti caratterizzati da cicli di riproduzione e crescita molto brevi (anche 1 settimana), alti indici di conversione alimentare, spazi ridotti, basse richieste di acqua. Soprattutto i substrati in cui possono vivere e di cui si possono nutrire non sono in diretta competizione con l’alimentazione umana ma anzi la integrano.
Per la loro composizione, la sostenibilità del loro allevamento e la loro capacità di valorizzare e recuperare e la sostanza organica di bassa qualità, gli insetti pare rispondano in pieno alle esigenze nutrizionali e ambientali, non solo del genere umano ma anche delle principali specie animali allevate, comprese quelle d’acquacoltura e proprio per questo si offrono come un’alternativa plausibile e sostenibile alle fonti proteiche convenzionali.
Dal punto di vista nutrizionale, i pesci sono un alimento ricco e importante non solo come fonte di proteine ad alto valore biologico, ma anche per la presenza di acidi grassi polinsaturi della serie ω3 e microelementi (quali il selenio). Il settore ittico è risultato essere particolarmente adatto all’inserimento delle farine di insetti come ingrediente nei mangimi. (Laura Gasco et al. (2020) Insect and fish by-products as sustainable alternatives to conventional animal proteins in animal nutrition, Italian Journal of Animal Science, 19:1, 360-372, DOI: 10.1080/1828051X.2020.1743209).
È stato dimostrato che la produzione di insetti consuma meno terra e risorse idriche rispetto alla maggior parte delle colture e che le materie prime utilizzate per coltivare gli insetti possono provenire dai rifiuti alimentari (Colombo, S.M. and Turchini, G.M. (2021), ‘Aquafeed 3.0’: creating a more resilient aquaculture industry with a circular bioeconomy framework. Rev Aquacult. https://doi.org/10.1111/raq.12567).