Macellazione senza stordimento: invocata la Corte Europea dei Diritti Umani

18/10/2021

In Belgio ebrei e musulmani si sono uniti in una battaglia comune per il diritto a continuare a praticare la macellazione rituale halal e kosher, che sono state vietata nella gran parte del Paese.

La Corte costituzionale belga ha definitivamente confermato il divieto imposto nelle Fiandre e in Vallonia di questa pratica e ora le associazioni religiose del Paese pensano addirittura di rivolgersi alla Corte europea dei diritti umani.

Giovedì scorso, la Corte costituzionale del Belgio ha rifiutato l’appello che le comunità ebraiche e musulmane del Paese avevano presentato contro una precedente sentenza della Corte di giustizia europea che apriva la possibilità agli Stati Ue di porre un divieto sulla macellazione rituale degli animali. La macellazione rituale ha un valore religioso tanto per i musulmani quanto per gli ebrei: per i primi, sta alla base della cucina halal, per i secondi di quella kosher. Per entrambi i gruppi, l’animale da macellare va sgozzato quand’è ancora cosciente, senza ricorrere allo stordimento. La normativa Ue, pur vietando in linea generale l’abbattimento dei capi senza previo stordimento, aveva mantenuto delle “zone d’ombra”, derogando di fatto a questo divieto nei casi di macellazione rituale, in modo da non intaccare la libertà di culto delle diverse professioni religiose. 

Ma lo scorso dicembre la Corte di giustizia Ue ha difeso la validità di una legge approvata nella regione belga delle Fiandre nel 2017 (estesa anche in Vallonia nel 2019) che vietava appunto l’abbattimento di animali coscienti, raggiungendo, si legge nelle motivazioni, “un giusto equilibrio tra l'importanza del benessere degli animali e la libertà dei fedeli ebrei e musulmani di vivere la propria religione”. Le comunità ebraiche e musulmane hanno così impugnato la sentenza di fronte alla Corte costituzionale belga, che però ha dato ragione al tribunale europeo: vietare l’uccisione di animali se questi non vengono prima storditi non costituisce una violazione della libertà di culto, né può intendersi come una limitazione dei diritti delle minoranze. Piuttosto, la Corte ha addotto motivazioni sia igienico-sanitarie che relative al benessere degli animali. 

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