Management integrato dei pesticidi (IPM): cosa si sta facendo in Italia?

27/02/2023

L’IPM (management integrato dei pesticidi) è una strategia basata sull’ecosistema che si concentra sulla gestione dei parassiti attraverso una combinazione di tecniche applicate in ordine gerarchico per ridurre al minimo l’uso di prodotti fitosanitari chimici.

È anche una parte importante della discussione sul raggiungimento dell’obiettivo stabilito nella politica alimentare di punta dell’UE, la strategia “Farm to Fork”, che prevede una riduzione del 50% dell’uso e del rischio di pesticidi entro il 2030.

La Direttiva CE n.128 del 21 ottobre 2009, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari, definisce la difesa integrata come “l’attenta considerazione di tutti i metodi di protezione fitosanitaria disponibili e la conseguente integrazione di tutte le misure appropriate, volte a scoraggiare lo sviluppo di popolazioni di organismi nocivi e che mantengono l’uso dei prodotti fitosanitari e altre forme d’intervento a livelli che siano giustificati in termini economici ed ecologici, riducendo o minimizzando i rischi per la salute umana e per l’ambiente.

La difesa fitosanitaria integrata delle colture agrarie è, quindi, una tecnica di produzione a basso impatto ambientale che ha la finalità di ottenere produzioni agricole vegetali accettabili dal punto di vista economico, realizzate in modo da ridurre i rischi per la salute umana e per l’ambiente In altre parole la difesa integrata è una strategia che consente di limitare i danni derivanti dai parassiti delle piante utilizzando tutti i metodi e le tecniche disponibili nel rispetto dell’ambiente e della salute dell’uomo.

In Italia l’interesse verso metodi produttivi che implichino un uso più responsabile dei prodotti fitosanitari nel rispetto sia dei consumatori che dell’ambiente risale al 1987, anno in cui l’allora Ministero dell’agricoltura e delle foreste ha approvato il “Piano nazionale di lotta fitopatologica integrata.

Successivamente, le iniziative realizzate nelle diverse Regioni hanno permesso di conseguire significative riduzioni nell’uso dei prodotti fitosanitari e di razionalizzare le strategie di difesa delle colture attraverso l’applicazione di definire appositi “Disciplinari di produzione integrata” fortemente incrementata, a partite dalla seconda metà degli anni’ 90. Un forte impulso alla diffusione di questo metodo di coltivazione è derivato anche dalle richieste del mercato, sempre più orientato a garantire elevati standard di sicurezza, e dalla necessità di preservare gli agro ecosistemi.

Attualmente in Italia esistono due principali metodi di produzione a basso impatto. Oltre all’agricoltura biologica regolamentata a livello europeo, la legge 4 del 2011 ha istituito il Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI), anch’esso sottoposto a certificazione. Si tratta di un sistema di produzione volontario che può essere finanziato nell’ambito dello sviluppo rurale con i fondi della PAC. La produzione si realizza attraverso il rispetto di disciplinari di produzione regionali che fanno riferimento a linee guida nazionali, aggiornate annualmente.

I disciplinari si compongono di una parte più propriamente di difesa e di una parte riguardante le tecniche agronomiche.

Ad oggi in Italia si coltivano circa 700.000 ettari di superficie agricola che riguarda in gran parte colture ortofrutticole che maggiormente necessitano di essere difese con il ricorso a prodotti fitosanitari. Di questi 700.000 ettari, circa 290.000 ettari e 17.000 aziende aderiscono al Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata.

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