Microplastiche nelle acque reflue: veicoli di resistenza agli antibiotici

16/04/2021

Le microplastiche sono ormai presenti in grandissime quantità nell’aria, nell’acqua e nel cibo. Non è ancora chiaro quali siano le conseguenze sull’ecosistema – specialmente quello marino  – e sulla salute umana.

Ma uno studio dell’Institute of Technology del New Jersey ha dimostrato che le microplastiche contribuiscono anche a disperdere nell’ambiente batteri patogeni resistenti agli antibiotici, a partire dagli impianti per la depurazione delle acque reflue.

Queste strutture raccolgono in media 2 milioni di microplastiche al giorno, molti batteri patogeni e residui di antibiotici: un mix esplosivo. I batteri formano sulla superficie delle particelle di microplastica degli aggregati, o biofilm, che entrano più facilmente in contatto con il residuo dell’antibiotico. 

Gli studi, fino ad ora, avevano riguardato principalmente mari e oceani: gli ecosistemi marini, infatti, raccolgono la maggior parte delle microplastiche rilasciate nell’ambiente.

I ricercatori del New Jersey, invece, hanno studiato il legame tra microplastiche e batteri in una tappa precedente del loro viaggio fino al mare: gli impianti di depurazione delle acque reflue. Si stima che un insediamento di medie dimensioni (circa 400.000 abitanti) rilasci fino a 2 milioni di particelle di microplastica nelle fognature ogni giorno. Ma anche i batteri e i residui di antibiotici eliminati con feci e urine viaggiano attraverso le fogne e prima o poi raggiungono gli impianti. Con il tempo, i depuratori sono diventati dei veri e propri serbatoi di accumulo di ceppi resistenti agli antibiotici.

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