Pubblicità e disinformazione

03/06/2020

La pubblicità è un importante legittimo mezzo delle aziende per far conoscere ai potenziali acquirenti i propri prodotti. Le informazioni dovrebbero essere corrette, semplici e trasparenti per dare modo ai cittadini di fare delle scelte consapevoli. Sono invece frequenti pubblicità poco chiare con messaggi che promettono benefici di tutti i generi sia di tipo salutistico sia come vantaggi economici.

Troppo spesso i consumatori “abboccano” alle lusinghe della pubblicità senza approfondire il reale contenuto dei messaggi, ma fidandosi di quanto viene loro proposto dai vari media.

I pubblicitari utilizzano tecniche della comunicazione molto raffinate e usano testimonial, informazioni scientifichepaure recondite, certezze mediatiche, campanilismi, situazioni economiche, movimenti, esigenze primarie che possono “stimolare” l’acquisto di questo o quel prodotto.  

E’ curioso osservare che tra i “senza” non sono mai menzionate alcune sostanze “tossiche” naturali o ambientali. Ad esempio nessuno dice che i formaggi sono senza “micotossine”, oppure che il tonno è senza ”mercurio” oppure le cozze sono senza “tossine algali”. In nessun fungo c’è scritto che è senza veleno.  Si tratta di problemi molto seri, ma non se ne parla.

Evidentemente e meglio parlare della mancanza di problemi inesistenti, piuttosto che di cose serie.

Forse sarebbe meglio dire ai cittadini in modo corretto quali sono le procedure seguite per controllare la salubrità degli alimenti prima che siano messi in commercio e del loro alto livello di sicurezza.

Sembra però che per il mondo della pubblicità troppo spesso la correttezza delle informazioni sia un optional superato dall’interesse a vendere il più possibile.

 

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