Rapporto FAO: "Contributo degli alimenti di origine animale a diete sane per una migliore nutrizione e salute"

09/05/2023

Gli alimenti di origine animale sono necessari per garantire la nutrizione e la salute umana, secondo un recente rapporto FAO. Essi infatti forniscono proteine di alto valore biologico, preziosi acidi grassi e una ricca dotazione di vitamine e minerali.

La zootecnia è chiamata al contempo ad affrontare una serie di sfide, in un approccio One Health che non può trascurare la stretta relazione tra salute umana, sanità e benessere animale, protezione dell’ambiente.

Il rapporto FAO ‘Contribution of terrestrial animal source food to healthy diets for improved nutrition and health’ (2023) – in merito all’utilità degli alimenti di origine animale nella nutrizione – è il primo dei quattro documenti richiesti nell’ottobre 2020 dal Comitato per l’agricoltura della FAO.

Obiettivo dell’incarico è pervenire a ‘una valutazione globale completa, basata sull’evidenza scientifica’ sul contributo degli alimenti di origine animale (da allevamento) alla food security e la nutrition security, tenuto anche conto della loro sostenibilità ambientale, economica e sociale. In linea con i Sustainable Development Goals (SDGs) in Agenda ONU 2030. 

Gli alimenti di origine vegetale non possono venire intesi come la soluzione a tutto e per tutti. Le filiere zootecniche d’altra parte devono investire su benessere animale, agroecologia ed economia circolare per meglio valorizzare i loro prodotti.

Gli esperti FAO hanno condotto una revisione sistematica delle evidenze scientifiche sul ruolo degli alimenti di origine animale. Per concludere che – nell’ambito di diete varie ed equilibrate – il consumo di tali cibi è utile a conseguire gli obiettivi nutrizionali globali per il 2025 approvati dalla World Health Organization (WHO), in linea con #SDG3 (Ensure Health and Well-being).

Vale a dire, ridurre:

  • il basso peso alla nascita,
  • l’arresto della crescita tra i bambini al di sotto dei cinque anni,
  • il sovrappeso e l’obesità tra i bambini sotto i cinque anni,
  • l’anemia nelle donne in età riproduttiva (15-49 anni),
  • l’obesità e le malattie non trasmissibili (Non-Communicable Diseases, NCDs) legate all’alimentazione negli adulti.

 

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