"Impossible burger": arriverà anche da noi?

26/03/2020

Negli Stati Uniti è in vendita l’“Impossible Burger”. Si tratta di una “polpetta” costituita esclusivamente da vegetali (soia e patate), aromi, destrosio, estratti di lievito, olio di cocco e olio di girasole oltre ai “leganti” metilcellulosa e amido.

Questo “burger” ha l’aspetto identico a quello del classico hamburger a base di carne tritata e ciò è stato possibile grazie all’aggiunta di “leghemoglobina” (LGE) che ha un colore rosso identico a quello della mioglobina e dell’emoglobina presenti nelle carni. Si tratta di una sostanza naturale presente nei tubercoli delle radici delle leguminose, che ha la funzione di trasportare l’ossigeno necessario per i processi fisiologici delle piante.

Dalle radici non è possibile ottenerne le quantità necessarie per la preparazione su larga scala dei “burger”. Per risolvere il problema “quantitativo” si è ricorso alla tecnica degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM). Dalle radici delle piante di soia è stato isolato il gene capace di produrre la LGE; si è poi provveduto a inserirlo nel genoma di un lievito, normalmente impiegato per la produzione della birra (Pichia pastoris). Il lievito geneticamente modificato (OGM) è stato coltivato in fermentatori industriali; è stato così possibile produrre su scala industriale le quantità di LGE, necessarie per la preparazione degli “Impossible burger” in commercio.

L’”Impossible burger” è un raffinato surrogato “biotecnologico” dei classici hamburger che troviamo nei “fast food” ed è adatto per l’alimentazione dei vegetariani e dei vegani. Da un punto di vista nutrizionale è carente dei nutrienti presenti nella carne (in particolare alcuni amminoacidi essenziali).

Esistono ancora delle incognite sugli effetti della LGE sui consumatori che dovranno essere chiariti dagli organismi scientifici di valutazione dei rischi alimentari (FDA ed EFSA). Nel frattempo, almeno negli USA, l’Impossible burger continua ad essere consumato senza particolari preoccupazioni da moltissimi cittadini.

L’eventuale impiego nel nostro Paese (e anche nell’UE) potrà avvenire soltanto a seguito di un’esplicita autorizzazione da parte delle Autorità Sanitarie basato sul parere scientifico dell’EFSA.

 

A cura di Agostino Macrì

 

 

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