Miele, prezioso alleato per il monitoraggio degli ecosistemi

18/10/2018

Grazie ad un nuovo sistema di analisi messo a punto da un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna, bastano poche gocce di miele per capire quali e quanti insetti abitano il territorio in cui quel miele è stato prodotto: uno strumento che può rivelarsi molto utile sia per tenere monitorata la biodiversità degli ecosistemi che per identificare possibili frodi alimentari.
L'analisi del Dna ambientale, e sequenziamento in parallelo, può identificare quali animali, insetti, batteri, virus sono presenti in un determinato ambiente. E anche dal punto di vista quantitativo questa è l'approssimazione migliore che si possa utilizzare. Ad esempio gli afidi (i cosiddetti pidocchi delle piante, ndr) che producono la melata, una sostanza zuccherina utilizzata dalle api per produrre il miele.
L'origine del Dna ambientale deriva dalle tante forme biologiche che sono presenti in quell'ambiente in cui ne lasciano una traccia. Per esempio nella polvere c'è Dna ambientale. È anche presente in matrici non biologiche come acqua, ghiaccio, terreno. Si può monitorare una zona con un raggio di 10 chilometri dal punto in cui si trova l'arnia: nel complesso, tutti gli spostamenti delle api di una singola arnia sono di decine di migliaia di chilometri al giorno, distanze che noi non potremmo mai coprire. Adesso stiamo cercando di integrare dei modelli che possano utilizzare tutte queste informazioni.

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