Antibiotico Resistenza: la situazione italiana richiede azioni urgenti di prevenzione e controllo

L’antibiotico-resistenza rappresenta una priorità di salute pubblica a livello globale con ricadute importanti sulla gestione clinica dei pazienti.

Gli effetti della resistenza, ovvero l’incapacità degli antibiotici, somministrati alle dosi terapeutiche, di ridurre la sopravvivenza o di inibire la replicazione dei batteri patogeni, sono osservabili in tutte le regioni del mondo.

Negli ultimi anni il fenomeno si è notevolmente aggravato anche a causa dell’aumentato uso, talvolta inappropriato, di questi farmaci. La perdita di efficacia degli antibiotici attualmente disponibili rischia di mettere in crisi i sistemi sanitari, causando un aumento della morbidità e della mortalità per infezioni e un aggravio dei costi sanitari e sociali.

La situazione italiana, visti gli elevati livelli di diffusione dell’antibiotico-resistenza e di consumo degli antibiotici, richiede azioni urgenti di prevenzione e controllo. Nonostante il trend in riduzione, infatti, i consumi continuano a essere superiori alla media europea, sia nel settore umano che veterinario, con una grande variabilità tra le regioni. Inoltre, nelle mappe europee relative alla distribuzione dei batteri resistenti in Europa, l’Italia detiene insieme alla Grecia il primato per diffusione di germi resistenti.

Una delle cause principali alla base dell’aumento delle resistenze in Italia e nel mondo è l’eccessivo ricorso agli antibiotici. Per questo motivo, l’utilizzo oculato deve essere considerato un impegno e un dovere di tutti, dai professionisti sanitari alla popolazione generale. Secondo il Global burden of bacterial antimicrobial resistance in 2019: a systematic analysis, ultimo rapporto pubblicato su The Lancet nel 2022, le morti nel mondo correlate all’antibiotico-resistenza sono stimabili per il 2019 in circa 4,95 milioni, e di cui circa 1,27 milioni sono attribuibili direttamente a ceppi batterici resistenti.

Da questi dati emerge che i sei patogeni principali per le morti associate alla resistenza batterica sono Escherichia coli, Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Streptococcus pneumoniae, Acinetobacter baumannii, e Pseudomonas aeruginosa; i farmaci che causano più frequentemente l’insorgenza di resistenze sono cefalosporine di terza generazione, fluorochinoloni e carbapenemi.

Infine, è stata condotta una valutazione dell’impatto della pandemia da SARS-CoV-2 sul consumo di antibiotici nell’ambito dell’assistenza farmaceutica convenzionata e degli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche, che ha incluso anche i primi otto mesi dell’anno 2021. È stato infatti ipotizzato che l’emergenza legata alla pandemia abbia determinato un incremento del ricorso inappropriato agli antibiotici, soprattutto in ambito ospedaliero, con un possibile impatto negativo sulla diffusione di batteri con resistenza agli antibiotici.

Nel 2020 il consumo complessivo, pubblico e privato, di antibiotici in Italia è stato pari a 17,7 DDD/1000 abitanti die, in forte riduzione rispetto al 2019 (-18,2%). Nel 2020 gli antibiotici hanno rappresentato, con 692,1 milioni di euro, il 3,0% della spesa e, con 13,8 DDD/1000 abitanti die, l’1,2% dei consumi totali a carico del SSN (Rapporto OsMed 2020). Quasi l’80% delle dosi totali (13,8 DDD/1000 abitanti die) è stato erogato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con una riduzione del 21,7% rispetto al 2019. Questo dato comprende sia gli antibiotici erogati in regime di assistenza convenzionata (dalle farmacie pubbliche e private) sia quelli acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche.

Data di pubblicazione: 
11/03/2022
Categoria Notizia: