Accordo ONU per tutelare gli ecosistemi marini: slittato tutto al 2023

01/09/2022

I negoziati presso la sede delle Nazioni Unite a New York si sono arenati il 27 agosto, dopo due settimane di colloqui.

Gli ambientalisti speravano si potesse colmare una lacuna normativa nelle misure internazionali di protezione marina. Il trattato proposto stabilirebbe le regole per proteggere la biodiversità in due terzi delle aree oceaniche del mondo che sono al di fuori dalle giurisdizioni nazionali.

Allo stato attuale, meno dell’1 per cento delle acque oceaniche è protetto e secondo Maxine Burkett, Vice segretario di Stato degli Stati Uniti, che ha partecipato ai negoziati, «le aree di protezione marina non sono sufficienti per le specie minacciate». L’obiettivo globale è quello di tutelare il 30 per cento dell’area oceanica istituendo una sorta di riserva marina.

La salute degli oceani è fondamentale anche per combattere il cambiamento climatico: più del 90 per cento del calore in eccesso prodotto da questo fenomeno viene assorbito dai mari. Le ondate di calore marine, proprio per questo motivo, sono sempre più lunghe e frequenti. I colloqui si sono concentrati su come condividere i benefici dell’ecosistema marino, istituire aree protette, prevenire i danni delle attività umane in alto mare e aiutare i Paesi poveri ad acquisire le competenze e i mezzi per l’esplorazione degli oceani.

I negoziati riprenderanno nel 2023, a meno che non venga convocata una sessione straordinaria prima di fine anno. Intanto, però, flora e fauna del mare aperto restano in pericolo.

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