Nanotecnologia e nanoparticelle: risorse nel settore alimentare

21/02/2022

La nanotecnologia è la scienza che studia l’infinitamente piccolo, il mondo invisibile all’occhio umano avente dimensioni dell’ordine di grandezza dei nanometri, cioè anche centomila volte inferiori al diametro di un capello umano! L’uomo, mediante la nanotecnologia, ha imparato a manipolare i materiali, modificandone la disposizione degli atomi e realizzando in laboratorio molti nanomateriali “ingegnerizzati” che, pur avendo la stessa composizione chimica dei materiali di dimensioni convenzionali, manifestano proprietà chimico fisiche diverse, come ad esempio una maggiore reattività, una maggiore leggerezza, ma contemporaneamente anche una maggiore forza, resistenza e anche una colorazione nuova.

Nanoparticelle di biossido di silicio sono impiegate come agenti antiagglomeranti (alimenti in polvere quali minestre liofilizzate, preparati per caffè e cappuccino istantaneo, uova e latte) perchè assorbono l’umidità evitando la formazione di sgradevoli grumi. Sono anche aggiunte alle gomme da masticare  sfruttando la loro azione “abrasiva”, eliminando i residui di cibo dai denti.

Nel campo della nutraceutica e degli integratori alimentari alcuni principi nutritivi, come ad esempio gli acidi grassi omega 3 e omega 6, alcune vitamine, probiotici, minerali come ad esempio il ferro nel trattamento di alcune forme di anemia, vengono “nanoincapsulati”, cioè inglobati all’interno di micelle, minuscole strutture di dimensioni nano, in modo da veicolarli direttamente all’interno dei prodotti alimentari, favorendone in questo modo l’assimilazione, l’assorbimento e rallentandone la degradazione.

Mediante la nanotecnologia è anche possibile ottenere alimenti più gustosi, più digeribili ma soprattutto più sani: se si vanno a frammentare, infatti, i granelli di sale o di zucchero presenti negli alimenti, creando dei veri e propri “nanogranelli”, il risultato è che essi si sciolgono più velocemente nella saliva e ciò favorisce una percezione più intensa del sapore, permettendo quindi di ridurre il quantitativo di questi ingredienti nel prodotto finito, a parità di gusto. Allo stesso modo, manipolando la struttura delle goccioline di grasso in prodotti come i gelati o le maionesi e suddividendole in tante piccole gocce di dimensioni nano, ecco che si ottengono delle nanoemulsioni che conferiscono maggior cremosità ai prodotti, rendendoli contemporaneamente più digeribili e leggeri, perché meno ricchi di grasso. A fronte di questi vantaggi e dei miglioramenti apportati dalla diffusione dei nanomateriali nel settore agroalimentare, vi sono però delle crescenti preoccupazioni legate alla sicurezza ed alle possibili conseguenze che ne potrebbero derivare a lungo termine sulla nostra salute e sull’ecosistema. 

Alcuni studi hanno messo in luce la possibilità che alcune di queste nanoparticelle, una volta penetrate nell’organismo a causa delle ridotte dimensioni, della loro elevata reattività superficiale, ma soprattutto per la loro insolubilità in acqua, siano in grado di entrare all’interno delle cellule e bioaccumularsi, senza poter essere smaltite.  

Le informazioni sulla eventuale “tossicità” dei nanomateriali non sono ancora complete. Per tale motivo la legislazione a livello di Unione Europea, soprattutto per i possibili utilizzi in campo agroalimentare è prudente. Infatti i nanomateriali ingegnerizzati prima di poter essere autorizzati ed utilizzati negli alimenti, sono valutati in termini di sicurezza dall’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare.

Recentemente l’EFSA ha valutato il biossido di titanio come nanomateriale utilizzato come additivo alimentare e ha espresso un giudizio sostanzialmente non favorevole e la Commissione UE ha deciso di bandirne l’uso negli alimenti.

Mediante le nanofibre vengono invece realizzate pellicole commestibili, come ad esempio i rivestimenti di salsicce ed insaccati vari, allo scopo di ridurre gli scarti alimentari e di rendere questi alimenti maggiormente “sostenibili” per l’ambiente.

L’uso dei nanomateriali nella produzione degli alimenti può comportare importanti benefici, ma non bisogna sottovalutare i possibili pericoli.

La normativa nel settore è molto rigorosa e per i prodotti con informazioni scientifiche sulla sicurezza incomplete, si applica il principio della “massima precauzione” che ne impedisce l’utilizzazioneUna ulteriore garanzia ai consumatori viene fornita dal Regolamento 1169/2011 che obbliga i produttori di alimenti di indicare in etichetta l’eventuale presenza di “nanoprodotti”.

Si può comunque affermare che una alimentazione in cui si alternano cibi freschi e conservati, di origine vegetale e di origine animale, ci mette al riparo da molti pericoli incluso quello potenziale dalle nanotecnologie.

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