Neofobie ed allergie: aumentano nelle mense i bambini affetti da problemi alimentari

26/07/2021

Secondo i dati Istat del 2019 il 10,7% degli italiani sono affetti da allergie alimentari e i bambini ipersensibili a latte, uova, nocciole e altri cibi, sono raddoppiati negli ultimi 10 anni, arrivando a sfiorare le 600 mila unità

Oltre alle intolleranze e alle allergie esiste una gamma di patologie croniche, per le quali la dieta rappresenta il fondamento terapeutico per il mantenimento di un buono stato di salute e per il controllo della malattia.

Esempi ne sono il diabete mellito, la celiachia, il favismo, le diete per malattie metabolico ereditarie. In questi casi è evidente che la dieta, essendo parte integrante della terapia, è da attuarsi, oltre che a casa, anche a scuola e ciò comporta una particolare attenzione ed organizzazione in ogni fase del servizio di ristorazione scolastica: dalla stesura del menù, all’acquisto delle materie prime, alla preparazione e somministrazione dei pasti.

Accanto a questi numeri e a queste patologie da qualche anno la ristorazione scolastica deve fare i conti con nuovi disturbi emergenti come la neofobia (termine utilizzato per definire l’avversione di un bambino nei confronti di alimenti che vengono introdotti nella dieta). I dati nazionali parlano di circa il 30% dei bambini affetti da neofobia nella fascia di età tra 1 e 5 anni, mentre è sottostimata la percentuale della fagofobia (letteralmente “paura di mangiare cibi duri”), un impulso che nasce dal timore di soffocare durante la deglutizione.

Il trattamento ottimale di questa patologia è di tipo multidisciplinare e comporta il coinvolgimento di medici pediatri, psicologi, neuropsichiatri infantili senza dimenticare l’imprescindibile supporto dei professionisti sanitari quali gli educatori professionali, i logopedisti, i dietisti e gli igienisti dentali. Anche nelle mense scolastiche oltre alle allergie questo problema sta rilevando numeri importanti. Sono sempre di più i bambini che non accettano alcune tipologie di cibo rifiutando del tutto le pietanze proposte o presentando certificati medici dalle indicazioni improbabili (es. solo pasta in bianco e pollo panato). Di selettività alimentare si parla pochissimo perché i bambini apparentemente crescono bene anche se assumono pochissimi tipi di alimenti. La selettività però nel tempo da problemi di salute fisica e psichica e la scuola può fare tantissimo. Proprio su questo argomento si è discusso in un corso organizzato dagli albi dei dietisti, logopedisti, igienisti dentali e educatori professionali dell’Ordine TSRM-PSTRP di Piacenza.

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