L'obesità è una patologia cronica: no alle campagne di marketing di "body positivity"

22/09/2022

La pubblicità di marchi famosi, soprattutto americani e nord europei, da qualche tempo utilizza come riferimento modelle ‘curvy’ che strizzano l’occhio al pubblico sempre più vasto delle donne (ma anche uomini) affetti da sovrappeso o obesità.

Si tratta di astute campagne di marketing che fanno leva sulla body positivity (linea di pensiero contrario alle critiche basate sul giudizio del corpo, che promuove l’accettazione di tutti gli aspetti fisici a prescindere da taglia, forma, colore della pelle, genere).

“Questi messaggi confondono le persone – dichiara Massimo Volpe, presidente della Società italiana di prevenzione cardiovascolare (Siprec) – i chili di troppo quando configurano ‘sovrappeso’ o ‘obesità’, vanno considerati una malattia vera e propria, oltre che un importante fattore di rischio per tante altre patologie, da quelle cardio-metaboliche, ai tumori, a quelle osteo-articolari. Valorizzare la body positivity e condannare il body shaming (derisione del corpo o della persona per il suo aspetto fisico) è sacrosanto, quando l’intento è quello della ‘inclusività’ e della guerra alla discriminazione del ‘diverso’. Per nessuna ragione si deve far passare il messaggio che l’obesità vada considerata come una condizione ‘normale’, addirittura alternativa alla magrezza eccessiva o al normopeso. L’obesità è una patologia cronica, una malattia di per sé che potenzia e si tira dietro una serie di altri fattori di rischio, dall’ipertensione, alle dislipidemie, al diabete, contribuendo attivamente ad aprire la strada a molte altre malattie”.

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