Epatite A E: i fattori a trasmissione alimentare

Sono online i dati sulle epatiti, completi e definitivi, fino al 31 dicembre 2021. Nel 2021 sono stati segnalati al SEIEVA, il Sistema Epidemiologico Integrato delle Epatiti Virali Acute coordinato dall’ISS, 26 casi di Epatite A, 89 di epatite B acuta, 24 di epatite C acuta, 21 di epatite E. 

Nel corso del 2021 sono stati notificati al SEIEVA 126 casi di Epatite A, soprattutto da parte di regioni del Centro-Nord, quali Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna e Veneto. Si registra dunque un lieve incremento dell’incidenza (0,25/100.000) rispetto all’anno precedente (0,19/100.000 nel 2020), ma si conferma il trend in diminuzione degli ultimi anni dopo l’epidemia del 2017-2018, come illustrato nel grafico che riporta l’andamento dell’incidenza di Epatite A in Italia negli ultimi 13 anni.

Negli ultimi anni l’epatite A torna ad essere prevaletemene una infezione a trasmissione alimentare: il consumo di molluschi crudi o poco cotti (41,4%) e di frutti di bosco surgelati (23,7%), sono infatti i fattori di rischio più frequenti per il contagio. Mentre la trasmissione interumana attraverso contatti con casi accertati (casi secondari 10,5%) e fra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM, Men who have Sex with Men), dopo una recrudescenza fino al 2019, subisce negli ultimi due anni un netto calo. Il rischio legato ai viaggi in zone endemiche (16,7%) sebbene oscillante, rimane molto considerevole.

L’epatite E è stata solitamente considerata un’infezione tipica dei viaggatori che si recavano in aree endemiche, soprattutto asiatiche quali Cina, India, Bangladesh, Pakistan e sudamericane quali Perù e Messico ma anche Africa centrale e settentrionale. Per questo in passato in Italia il sospetto diagnostico e quindi l’esecuzione dei test specifici in caso di epatite acuta avveniva solo in presenza di quel determinato fattore di rischio. Tuttavia, il sistema di sorveglianza evidenzia un progressivo incremento delle segnalazioni dei casi confermati, a dimostrazione di una sempre maggiore ricerca del virus dell’epatite E.  

I grafici illustrano l’andamento dei tassi di incidenza degli ultimi anni, per sesso e classi di età: si evidenzia, oltre all’andamento crescente, un picco epidemico nel 2019, legato a diversi focolai che si sono verificati nelle Regioni Marche, Lazio e Abruzzo e legati al consumo di carni di maiale e cinghiale. In tutto il periodo di osservazione gli uomini sono più colpiti delle donne e, per quanto riguarda le fasce di età, si evidenzia una maggiore incidenza nei soggetti di età ≥55 anni, mentre in passato il carico maggiore era nelle fasce 25-34 e 35-54 anni di età, maggiormente esposte ai viaggi in aree a maggior rischio.

Data di pubblicazione: 
31/03/2022
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