Italia e Unione Europea: Rapporto One-Health sulle zoonosi nel 2020

A dicembre 2021, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) hanno pubblicato il rapporto annuale sulle zoonosi, agenti zoonotici e sui focolai epidemici di malattie a trasmissione alimentare, relativo ai dati raccolti nel 2020, da 36 Paesi europei (27 Stati membri UE e 9 non-membri).

 

I dati del 2020 in sintesi

  • responsabile di oltre il 60% delle segnalazioni totali, la campilobatteriosi, anche nel 2020 si conferma la zoonosi più frequentemente segnalata nell’UE (120.946 casi)
  • seguono le infezioni da Salmonella (52.702 casi), Yersinia enterocolitica (5664), Escherichia coli produttore di Shigatossina (STEC, 4446 casi) e la listeriosi (1876 casi)
  • seppure sotto i mille casi, meritano di essere menzionate anche i casi di tularemia (641), infezione da Coxiella burnetii (febbre Q, 523 casi), echinococcosi (488), brucellosi (128), trichinellosi (117), tubercolosi da M. bovis /M. caprae (88)
  • non sono stati segnalati casi di rabbia
  • Listeriosi e infezioni da West Nile virus (WNV, 322 casi probabili e confermati) sono le zoonosi caratterizzate da esiti più gravi, sia in termini di ricoveri ospedalieri che di decessi

La situazione in Italia

Le informazioni sui casi confermati di zoonosi segnalati dall’Italia all’ECDC indicano anche per il nostro Paese una contrazione delle notifiche nel 2020, per tutte le malattie soggette a sorveglianza ad eccezione della trichinellosi, yersioniosi e dei casi di infezione da virus West Nile. L’aumento delle notifiche di trichinellosi, passate da 10 a 79 casi tra il 2019 e il 2020, è dovuto al verificarsi di un vasto focolaio epidemico associato al consumo di cacciagione (carne e lavorati di cinghiale). Più contenuto l’aumento dei casi di infezione da virus West Nile, passati da 54 a 69 casi (+27,5%) nello stesso periodo. Per le altre malattie, la riduzione dei casi osservata nel 2020 rispetto al 2019 è stata più lieve di quanto non verificatosi nell’UE, per quanto riguarda la campilobatteriosi, (-13,2%) e la salmonellosi (-19,3%) mentre al contrario più marcata, per listeriosi (-27,2%), infezioni da STEC (-27,4%), brucellosi (-63,3%), tubercolosi da M. bovis/caprae (-45,5%).

In Italia nel 2020, la salmonellosi si è confermata ancora una volta la malattia zoonotica più frequentemente notificata (2626 casi), mentre i casi di campilobatteriosi (1418) sono stati circa metà rispetto ai casi di salmonellosi, diversamente da quanto si osserva nella UE. Questo rilievo deve essere tuttavia interpretato con cautela, dal momento che la sorveglianza della campilobatteriosi ha un livello di copertura geografica della popolazione, parziale ed inferiore rispetto alla salmonellosi. Ciò vale anche per le infezioni da STEC, la cui sorveglianza si basa prevalentemente su un sistema sentinella di segnalazione dei casi di Sindrome Emolitico Uremica (SEU) attraverso il Registro Italiano SEU. L’Italia appare priva, invece, di un sistema di notifica dei casi di echinococcosi, malattia che la ‘Direttiva zoonosi’ (Dir. 99/2003 (CE)) considera tra le zoonosi prioritarie, nonchè dei casi di toxoplasmosi. Infine, nel 2020 non sono stati segnalati casi di febbre Q, tularemia e rabbia.

Data di pubblicazione: 
17/01/2022
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