Cosa sono gli "obesogeni"

01/03/2023

La rivista Chemistry World ha pubblicato un lungo articolo, intervistando alcuni dei massimi esperti mondiali del settore e illustrando lo stato delle conoscenze attuali, partendo dalla prima molecola identificata nel 2006, anno in cui fu coniato anche il termine ‘obesogeno’.

Secondo quanto si è capito finora, i meccanismi attraverso i quali gli obesogeni stimolano l’accumulo di grasso e favoriscono l’obesità – funzione cui gli esseri umani sono predisposti, come eredità di quando spesso non trovavano cibo a sufficienza – sono di vario tipo. Uno è cellulare, perché numerosi obesogeni come gli ftalati, il bisfenolo A e analoghi, i plastificanti, i ritardanti di fiamma e gli Pfas stimolano un recettore chiamato PPAR-γ. Per semplificare, queste molecole, quando si legano a questo recettore, rendono le cellule adipose perennemente attivate sulla modalità di accumulo e mai su quella di smaltimento: e poiché ogni adipocita presenta molti di questi recettori, si capisce perché lo stimolo indotto da decine di sostanze diverse sia un disastro per l’equilibrio tra immagazzinamento e utilizzo dell’energia.

Inoltre, intervengono sicuramente alterazioni del microbiota intestinale, dell’appetito e del metabolismo basale (cioè di quanta energia consuma l’organismo a riposo) mediato dalla tiroide. E non è tutto: sono state dimostrate azioni sui recettori dei glucocorticoidi e degli ormoni sessuali. È dunque emerso che, con ogni probabilità, gli obesogeni interagiscono contemporaneamente con numerosi organi e tessuti, e questo spiega la difficoltà di determinare ogni singola azione (e di difendersi).

E non ci sono solo gli inquinanti, ma anche diverse sostanze utilizzate nelle lavorazioni industriali degli alimenti, il più noto dei quali è l’ubiquitario fruttosio, che rallenta il consumo di energia laddove di solito è più efficiente: nei mitocondri, gli organelli incaricati della respirazione cellulare e, per questo, i più energivori tra i componenti delle cellule. E non va meglio con i dolcificanti, compresi quelli a calorie zero: aspartame, saccarina e sucralosio possono favorire l’accumulo di peso perché interferiscono con l’insulina. Sono sospettati di essere obesogeni anche decine di additivi considerati sicuri come i parabeni, o la carbossimetilcellulosa. 

Dal momento che gli obesogeni sono ovunque – nell’acqua, nell’aria, negli alimenti processati e nei loro packaging, ma anche nei prodotti per la cura della persona e negli arredi di casa, in tutte le plastiche, nei pesticidi, nei dispositivi elettronici, nella polvere – che fare? Come difendersi? Per il momento, i consigli sono quelli di limitare il più possibile il consumo di alimenti confezionati nella plastica e di conservare tutto nel vetro, in casa. È poi fondamentale scaldare i cibi nel microonde sempre e comunque in contenitori non in plastica (anche quando sono teoricamente adatti), perché le plastiche contengono decine se non centinaia di obesogeni, una parte dei quali è sempre rilasciata in risposta al calore. Inoltre andrebbero evitati anche gli alimenti in lattine rivestite, che possono contenere bisfenolo. Infine, il consiglio che li riassume è sempre lo stesso: per difendersi dagli obesogeni, la strategia vincente è quella di acquistare alimenti sani, freschi e non processati, acquistati di volta in volta e cucinati a casa e di leggere le etichette di tutti gli altri, avendo cura di evitare in generale la plastica e di controllare anche i cosmetici e i prodotti per la cura della persona. In attesa che arrivino studi e poi regolamenti più attenti alla salute di chi vive – non per scelta – immerso negli obesogeni.

 

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