Lotta allo spreco alimentare: due indici di misurazione creati dalla FAO

05/10/2022

La lotta allo spreco alimentare e alla fame rientra tra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu). Per realizzare tali obiettivi, i diversi Stati hanno dato vita a progetti specifici. 

Nel 2011 l’Organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) aveva infatti calcolato che lo spreco rappresentava circa un terzo del totale degli alimenti prodotti a livello mondiale.

Dopo più di un decennio, nonostante l’attenzione sul tema sia aumentata, il problema è ancora presente, tanto che la Fao ha creato due indici di misurazione che lo considerano secondo aspetti diversi.

L’indice di perdita di cibo (food loss index) riguarda i prodotti agricoli o di allevamento scartati prima ancora di arrivare nelle cucine dei ristoranti o al consumatore finale. Questo non avviene perché si tratta di prodotti di scarsa qualità, bensì perché, per ragioni legate per esempio alle dimensioni o all’aspetto, sono considerati non idonei a essere commercializzati, oppure per altri inconvenienti che si verificano lungo la catena di approvvigionamento, dal raccolto fino alla vendita al dettaglio (tempi o pratiche di raccolta inadeguati, errate condizioni di stoccaggio, malfunzionamenti tecnici o errori umani in fase di confezionamento e trasporto). L’indice di spreco alimentare (food waste index) misura invece gli alimenti (soprattutto freschi) che vengono sprecati quando raggiungono le fasi finali della catena dell’approvvigionamento.

Secondo il Food Waste Index Report 2021, nel 2019 sono state sprecate 931 milioni di tonnellate di cibo, equivalenti al 17% circa di tutto quello disponibile per la popolazione mondiale. La maggior parte di questi rifiuti alimentari è risultata provenire dall’ambiente domestico (11%), in particolar modo dai single, che gettano mediamente il 50% in più rispetto alle famiglie numerose, segue la ristorazione e, ultimo, il commercio. Si tratta comunque di un dato in calo rispetto a quello denunciato dalla Fao nell’anno precedente.

L’ultimo allarme lanciato dalla Fao innalza però nuovamente il dato, che raggiunge 1,3-1,6 miliardi di tonnellate di cibo commestibile sprecato (circa ⅓ del totale) a causa di una serie di comportamenti poco sostenibili, che riguarda tutta la filiera e tutti i Paesi, indipendentemente dal livello di reddito e che, se non corretta con misure ad hoc, da qui al 2030 potrebbe far aumentare lo spreco alimentare del 40%, portandolo a oltre 2 miliardi di tonnellate all’anno.

 

 

 

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