Quali saranno i futuri food trend? Dal plant-based al glocalism al regenerative food

02/09/2022

Secondo il Food Report 2023 del Zukunftsinstitut di Francoforte, uno dei principali istituti di ricerca della Germania sulle tematiche riguardanti il futuro, le riflessioni sui sistemi alimentari stimolate dalla pandemia e le difficoltà di approvvigionamento di materie prime causate dalla guerra in Ucraina hanno innescato tendenze che potrebbero indicare la via d’uscita da molteplici crisi e dare nuovo slancio al made in Italy. Gli studiosi tedeschi hanno individuato i tre macro trend che si stanno delineando nel mondo del cibo e hanno indicato una nuova direzione dei consumi, ma anche nuove dinamiche produttive e politiche agricole adottate dalle aziende che operano nel settore.

Il primo macro trend è quello del plant-based. Da diversi anni i report dedicati al tema delle tendenze e innovazioni alimentari registrano e pronosticano una crescita del veganesimo, con la tendenza sempre più frequente a proporre versioni vegane delle ricette tradizionali (sostituendo gli ingredienti di origine animale come carne, uova e latticini), ma anche a scegliere soluzioni plant-based in alternativa a prodotti comuni, come le bevande vegetali in sostituzione del latte e i veggie-burger.

Il secondo trend si può riassumere con la parola glocalism, un neologismo creato in Giappone e poi tradotto in inglese per indicare l’approccio basato su una nuova relazione tra prodotti locali e alimenti importati. In base a tale approccio, la valutazione principale per decidere se importare o meno un prodotto non deve essere la convenienza economica, ma soprattutto la disponibilità anche a livello locale dello stesso prodotto.

Il terzo trend è quello del regenerative food. Nel prossimo futuro, secondo gli esperti, ci sarà infatti un aumento del consumo di alimenti ottenuti da agricoltura rigenerativa.Il sistema si basa  su metodi di produzione che, adattandosi alle condizioni locali, sono in grado di limitare le emissioni di gas serra e la dipendenza dai fertilizzanti sintetici e, al tempo stesso, di ricostituire e mantenere la vitalità del suolo, rendendolo fertile, con un alto contenuto di materia organica e una maggiore diversità microbica. Il tutto grazie all’applicazione congiunta di saperi antichi e conoscenze moderne, dalla diversificazione e rotazione colturale alla riduzione delle lavorazioni meccaniche sui terreni (in particolare l’inversione degli strati di suolo tipica delle arature a fondo praticate nell’agricoltura intensiva), fino alle tecniche di copertura e fertilizzazione naturale, che ben si sposano con l’allevamento di bestiame allo stato brado.

A fare da trait d’union fra queste nuove tendenze c’è la loro capacità di rispondere anche a una contingenza economica, geopolitica e climatica sfavorevole.

Nel caso dell’Italia, il concetto di glocal food innovation si concretizza innanzitutto nella possibilità di continuare a portare avanti, da nord a sud, la tradizione della Dieta Mediterranea (esempio di fusion nazionale per eccellenza) senza dover rinunciare ad alcuni suoi ingredienti fondamentali solo perché provenienti da altre Regioni, ma comprendendo anche esperienze culinarie ‘ibride’ e distribuibili su vasta scala grazie ai moderni mezzi di comunicazione (piattaforme social e app) e alle formule delivery.

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