Il legame intrauterino tra obesità materna e infantile

Molti studi hanno dimostrato un’associazione tra l’indice di massa corporea (IMC) della madre durante, o poco prima, l’inizio della gravidanza e il peso alla nascita e l’IMC successivo del bambino. Oltre a fattori come l’ambiente condiviso e i comportamenti appresi, è stato suggerito un effetto causale intrauterino.

Si è pensato che le madri con un IMC più alto avranno livelli di glucosio (zuccheri) e lipidi (grassi) più alti nel sangue. L’ipotesi è che quando il glucosio attraversa la placenta, dal feto venga prodotta una maggiore quantità di insulina per elaborarlo, il che provoca una crescita più veloce e una maggiore quantità di grasso corporeo rispetto ai bambini di madri con IMC e livelli di glucosio più bassi.

Nonostante sia la misura più comune dell’adiposità - o grassezza - l’IMC è stato criticato per il fatto di essere troppo generico. ObesityDevelop ha usato misurazioni aggiuntive, tra cui le scansioni per misurare l’indice di massa grassa, che separa la massa grassa da quella magra, considerando anche il girovita, che può indicare il grasso degli organi addominali e del fegato. Per correlare il fattore di rischio nelle madri (grassezza durante la gravidanza) con gli esiti per la prole (peso alla nascita e grassezza nel corso della vita), il team ha utilizzato i dati di grandi studi di coorte in una collaborazione chiamata MR-PREG. Tra questi, l’Avon Longitudinal Study of Parents and Children, che va avanti da trent’anni, e lo studio Born in Bradford, condotto su donne in gravidanza tra il 2007 e il 2010.

Per indagare i geni come fattori di rischio di obesità, sono stati utilizzati studi di associazione dell’intero genoma. Il team ha applicato analisi genetiche sviluppate dall’Università di Bristol ai set di dati, sulla base di un metodo chiamato randomizzazione mendeliana. A ciò si è aggiunta la regressione multivariabile che cerca associazioni nei dati, controllando al contempo i fattori confondenti come gli ambienti sociali condivisi tra madre e figlio. L’utilizzo di entrambi gli approcci ha contribuito a garantire la veridicità dei risultati in quanto hanno controllato rispettivamente i diversi bias, la pleiotropia genetica e i fattori confondenti.

Una delle conclusioni del team è che le strategie anti-obesità rivolte solo alle donne in età riproduttiva non sono appropriate. «Speriamo che il nostro lavoro aiuti a convincere i politici a puntare sulla salute della popolazione e di tutti i membri della famiglia», conclude Lawlor. Il consorzio MR-PREG continua a studiare le cause degli esiti avversi della gravidanza e perinatali, esaminando in particolare i meccanismi molecolari coinvolti in questi esiti.

Data di pubblicazione: 
24/02/2022
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