Nanomateriali: secondo l'Anses urgono modifiche per un vero tracciamento della filiera

10/12/2020

Era il 2013 quando la Francia, primo paese al mondo, istituì un registro per i nanomateriali presenti nel paese, l’R-nano. Ora è tempo di analisi di quanto registrato, e di modifiche che possano migliorare la raccolta dei dati e il livello di sicurezza. Lo sostiene l’Agenzia francese per la sicurezza alimentare, l’Anses, cui è stata affidata la gestione del Registro, e che può quindi elaborare i numeri relativi a otto anni, e indicare le criticità emerse.

I nanomateriali, sui quali la stessa agenzia ha già reso noti alcuni documenti, sono sempre più presenti in un’infinità di tipologie di merci, da quelle tessili a quelle chimiche, dagli alimenti ai cosmetici, dai farmaci alle vernici, fino ad arrivare ai laboratori di ricerca e a molte lavorazioni industriali.

L’Europa, che è indietro su questo tema. Da tempo si attende una normativa, e la proposta avanzata dalla Commissione è in attesa di discussione ed elaborazione da anni. Dal 2020 è attivo il regolamento Reach che, tuttavia, fissa un limite per le dichiarazioni obbligatorie decisamente troppo alto. Un tonnellata, valore al quale sfugge la stragrande maggioranza delle lavorazioni, che di solito si basa su piccole quantità. Analogamente, conclude l’Anses, i registri depositati presso le associazioni di produttori sono ampiamente inferiori agli standard di R-Nano.

Tutto ciò dimostra quanto sia fondamentale, soprattutto in materie come queste, e quando ci sono di mezzo sostanze assunte anche con l’alimentazione, raccogliere dati in modo standardizzato, e anche quanto la raccolta sia spesso un processo che richiede ottimizzazioni successive. Il primo passo verso qualunque tipo di iniziativa è una fotografia realistica della situazione, che si può ottenere solo così.

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