Nutriscore, i punti deboli dell'etichetta per scegliere gli alimenti

14/06/2021

Con il Regolamento 1169/2011 l’Unione Europea, ha definito le modalità con cui formulare le etichette degli alimenti “confezionati” per informare correttamente i consumatori.

Il regolamento oltre a rendere obbligatorie le informazioni sugli allergeni e sulle componenti nutrizionali degli alimenti confezionati, offre l’opportunità di inserire in etichetta forme supplementari di espressione e presentazione che possono aiutare i consumatori a comprendere meglio la dichiarazione nutrizionale ed effettuare scelte migliori. Sono stati proposti nel tempo vari sistemi supplementari, tra i quali le etichette a semaforo, il key-hole e il sistema nutri-score. Quest’ultimo, molto apprezzato dai consumatori per la semplicità (apparente) applica un algoritmo piuttosto complesso, in grado di dare un giudizio “secco” su un singolo alimento mediante un colore e una lettera: dal verde al rosso e dalla lettera A alla lettera E. Gli alimenti con la lettera A, verdi, sono considerati “buoni” e da consumare con tranquillità, mentre quelli rossi e con la lettera E andrebbero consumati con cautela o addirittura esclusi.  

Il sistema Nutriscore, benché nelle intenzioni dei proponenti costituisca una valida guida per effettuare scelte migliori tra prodotti dello stesso gruppo, presenta invece diversi aspetti critici. Vediamoli insieme.

  1. Il giudizio viene espresso per 100 grammi di prodotto. E’ questo l’aspetto più critico perché se nelle intenzioni, come abbiamo detto sopra, c’è quella di aiutare i consumatori a scegliere tra prodotti dello stesso tipo, non tiene in considerazione che ci sono alimenti che non consumiamo abitualmente in quantitativi dello stesso ordine di grandezza, ma alcuni vengono consumati in chili, altri in grammi, altri in decine di grammi. Lo score costruito su 100 grammi di fatto appiattisce e distorce l’informazione. Paradossale è l’esempio della pizza.
  2. Il nutriscore è negoziabile e non oggettivo. Il punteggio con il quale funziona l’algoritmo è stato sì messo a punto da una apposita commissione di scienziati, ma in maniera soggettiva: cioè la commissione ha stabilito di attribuire un determinato punteggio a determinate quantità di grassi, zuccheri, sale ecc. Più alte sono le quantità di questi nutrienti, più alto sarà il punteggio, più rosso sarà lo score. Così ad esempio, è stato stabilito un punteggio di 1 per ogni 4,5 grammi di zucchero, oppure ogni grammo di grassi saturi. Ma su quale base?
  3. I produttori faranno di tutto per poter assegnare un colore più “favorevole” ai loro prodotti e farsi comprare di più convincendo il consumatore a preferirli negli acquisti.. Non è difficile immaginare che lo zucchero potrà essere sostituito (in tutto o in parte) con gli edulcoranti, i grassi da additivi chimici addensanti e che verranno scelte materie prime meno “caloriche”, ma anche di minore qualità nutrizionale. 
  4. La Grande Distribuzione Organizzata può amplificare il fenomeno e influenzare in modo significativo le scelte dei consumatori promuovendo i prodotti più verdi, come più sicuri e fare riempire i carrelli di alimenti che potrebbero avere qualità non sempre ottimale.

In definitiva, se il Nutri-score è stato concepito come strumento per combattere l’eccedenza ponderale, si ritiene che al contrario potrebbe favorire un incremento del consumo di alimenti in generale e soprattutto di alimenti ultra-processati, che appariranno belli verdi e “salutari”. Inoltre, non focalizza l’attenzione dei consumatori sulla porzione di alimento necessaria e non contribuisce ad una corretta educazione alimentare dei cittadini penalizzando alimenti migliori.

Al contrario del Nutriscore, il sistema proposto dall’Italia, il Nutrinform, non orienta le scelte del consumatore tramite un codice colore, ma tramite l’educazione alla porzione realmente consumata, per la quale comunica al consumatore la quantità di nutrienti realmente contenuta nella porzione di alimento che sta consumando e quanto questa porzione incida sulla giornata alimentare. In questo modo il consumatore farà scelte consapevoli, non imposte da altri, sarà in grado di comprendere che, se ha consumato un alimento che abbia contribuito un po’ troppo per la quantità di zucchero (ad esempio), dovrà orientarsi per gli altri alimenti su scelte di porzioni che apportino meno zucchero ed arrivare a fine giornata senza eccedenze, né con i grassi, né con gli zuccheri, né con il sale.

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