Adeguati livelli di vitamina D al momento dell'infezione con Sars-CoV-2 potrebbero favorire l’azione protettiva dell’interferone di tipo I – uno dei più potenti mediatori della risposta antivirale dell’organismo – e rafforzare l'immunità antivirale innata.
Mentre la battaglia contro COVID-19 infuria, il mondo può aspettarsi di vedere emergere altre malattie che passano dagli animali agli umani, secondo un nuovo rapporto delle Nazioni Unite lanciato lunedì, che sostiene che c'è ancora tempo per scongiurare potenziali pandemie zoonotiche.
Più che mai, fondi messi in campo. Risorse che la Regione ha destinato agli agricoltori emiliano-romagnoli, fondamentali per reagire alle tante emergenze sanitarie e climatiche di questi ultimi mesi.
Tre rappresentanti di due diversi Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS) hanno risposto alle domande dell'OIE (World Organization for Animal Health).
Sia la zanzara tigre (Aedes albopictus) che la zanzara comune (Culex pipiens) non sono in grado di trasmettere il virus SARS-CoV-2.
Lo dimostrano i dati preliminari di uno studio condotto da un team di entomologi e virologi dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, proprio per valutare, attraverso prove di infezione sperimentale, la competenza vettoriale delle due specie di zanzare.
In Italia condizioni del tutto diverse. Il rischio zero "non esiste" ma l'Italia ha un modello di neutralizzazione del rischio. Testimonianze di Veterinari dei macelli.
Le industrie alimentari hanno continuato a lavorare per garantire la produzione di alimenti e hanno dovuto, da subito, cominciare ad organizzarsi per cercare di garantire oltre che produzioni sicure, anche le necessarie misure di protezione e distanziamento dei lavoratori.