Informazione sugli effetti dell’alcol in gravidanza, prevenzione della disabilità e approccio di cura. Sono questi i temi trattati nel primo manuale Prendersi cura della FASD. Manuale per conoscere una sindrome quasi invisibile dedicato alla sindrome feto alcolica pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità in occasione della Giornata mondiale oggi 9 settembre, nata per aumentare la consapevolezza sui rischi legati all’alcol in gravidanza.
Il 24 maggio 2022, l’Assemblea Mondiale della Sanità ha reso esecutivi gli obiettivi del nuovo “Global alcohol action plan 2022-2030 to strengthen implementation of the Global Strategy to Reduce the Harmful Use of Alcohol”, cioè il Piano d'azione (2022-2030) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per implementare efficacemente la strategia globale di riduzione dell’uso dannoso di alcol come priorità di salute pubblica.
In Italia nessun allarme, "il quadro è sotto controllo". L'Istituto Superiore di Sanità ha costituito una task force dopo il primo caso in un connazionale di rientro dalle Canarie.
Il 20 di maggio, a bordo della nave scuola a vela Amerigo Vespucci, è stato siglato l’accordo di collaborazione denominato “Sea Care” tra la Marina Militare e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS). A siglare l’intesa il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Enrico Credendino, e il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, professor Silvio Brusaferro.
Sono sempre meno le donne che consumano alcolici durante i 9 mesi di gravidanza. Lo rivelano i dati presentati oggi nel corso del workshop Prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato dello Spettro dei Disturbi Feto Alcolici e della Sindrome Feto Alcolica eraccolti dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS che ha condotto uno studio* per valutare il consumo gestazionale e l'esposizione fetale all’alcol.
Se dopo più di quattro settimane dall’infezione da SARS-CoV-2, nonostante la negativizzazione del test, alcuni sintomi persistono, si parla di Long COVID.
A seguito del conflitto in Ucraina, le cronache hanno dato conto di un'accresciuta richiesta di "pillole allo iodio" in alcuni Paesi europei per contrastare gli effetti negativi sulla salute dell'esposizione a radiazioni.
Sono 12 gli articoli, aperti da un editoriale, che compongono il supplemento speciale della rivista Obesity Reviews dedicato ai risultati dell’iniziativa Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) coordinata dall’OMS Europa.