Il Ministero della Salute fa un passo avanti verso la certezza legale. Dopo anni di incertezze, e con una piena responsabilità però nella gestione del rischio (risk management) – e quindi negli aspetti di autorizzazione di prodotti alimentari che potessero essere definiti “senza lattosio” o “a basso contenuto di lattosio”, la Direzione Generale della Sicurezza degli Alimenti e della nutrizione ha pubblicato una nota esplicativa.

Da incolore a blu scuro se la temperatura supera i 4 gradi centigradi. È la smart tag (etichetta intelligente) che cambia colore col variare della temperatura e segue passo dopo passo il percorso di un alimento (latte, yogurt, formaggi, solo per citarne alcuni) garantendo la sicurezza legata alla corretta temperatura di conservazione dei cibi freschi.

La Direzione Generale della Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione ha diffuso una nota esplicativa, che chiarisce, fra l'altro, che le indicazioni in uso sull' assenza di lattosio o il suo ridotto contenuto negli alimenti delattosati, classificati oggi come ADAP, sono destinate a confluire, a loro volta, tra le informazioni disciplinate dall' articolo 36 del regolamento (UE) 1169/2011 e saranno armonizzate a livello europeo.

Approvato dal Consiglio dei ministri il ddl che contiene deleghe al Governo per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni di 6 regolamenti europei tra i quali il Regolamento (UE) 1169/2011 sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori e direttiva (UE) 2011/91 sulle diciture o marche che consentono di identificare la partita alla quale appartiene una derrata alimentare.

Il 14 settembre, il Senato francese inizierà a esaminare la proposta di legge del governo sulla modernizzazione del sistema sanitario. L’art. 5 prevede la possibilità di affiancare alle indicazioni nutrizionali obbligatorie per i prodotti alimentare anche frasi, immagini e indicazioni grafiche sulla parte anteriore della confezione, per facilitare l’informazione ai consumatori, consentendo anche una facile comparazione tra prodotti simili.

Il 93 per cento è attento alla data di scadenza del prodotto e alla confezione, il 77 per cento vuole conoscere il Paese di origine o il luogo di provenienza.

Una informazione semplificata, in etichetta sul cibo, anche tramite supporti tecnologici (QRcode, codici, riferimenti web): questa l’apertura che la Commissione europea ha portato avanti entro la sua “Better Regulation Agenda”, una delle proposte del più ampio “REFIT”- che serve a eliminare inefficienze, sovrapposizioni e vuoti dell’attuale legislazione UE, senza modificarne in profondità la portata e l’impatto.

la Corte di Giustizia dell’Unione europea si è pronunciata sul caso di un’etichetta di un infuso ai frutti chiamato «Felix avventura lampone-vaniglia» che sulla confezione raffigurava immagini di lamponi e di fiori di vaniglia, accompagnate dalle dizioni «infuso ai frutti con aromi naturali», «infuso ai frutti con aromi naturali – gusto lampone-vaniglia» e «solo ingredienti naturali». In realtà la bevanda non conteneva  ingredienti naturali derivati dalla vaniglia o dal lampone.

Secondo il nuovo Regolamento,  negli USA  la carne cruda o prodotti cotti devono avere etichetta che dichiari se le carni sono state meccanicamente 'rese tenere' tramite lama o ago. L'etichetta deve anche includere le istruzioni per la cottura, compreso la temperatura interna, a tutela del consumatore. Carne bovina 'resa tenera'meccanicamente pone dei rischi alla salute poiché può trasferire patogeni dalla superficie della carne all'interno del pezzo. Se questi tagli non sono cotti completamente, i patogeni potrebbe essere causa di malattia nel consumatore.

La Commissione europea sta vagliando l'ipotesi di un'etichetta che indichi l'origine della carne presente nei piatti pronti, come le lasagne. \"La riflessione è in corso\" ha confermato oggi Enrico Brivio, portavoce del commissario europeo alla Salute, Vytenis Andriukaitis. \"Si tratta di una questione complessa e la Commissione europea darà il suo parere nelle prossime settimane\" ha sottolineato Brivio. La cautela dell'esecutivo Ue appare legata soprattutto al problema della valutazione dei costi dell'operazione per le imprese, che poi andrebbero a ricadere sui consumatori.